Il volto della città nelle trasformazioni dal 1864 agli anni '80 del Novecento in una galleria di stampe e cartoline ricavata dal web.
In vendita su empori come ebay e altri, sono proposte molte cartoline d'epoca o stampe-incisioni che hanno come soggetto paesi, città e vedute del nostro territorio. Siccome le riproduzioni digitali per mostrarne le caratteristiche decadono dalla vetrina di vendita in caso di acquisto od esaurimento dell'oggetto, crediamo opportuno archiviarle nel nostro sito, per mantenerne una visibilità più duratura.
Con tali immagini generalmente libere da copyright si può comporre un'antologia che documenta (senza pretese di completezza) aspetti storici, urbanistici, paesaggististici, naturali e persino di costume (abbigliamento degli abitanti, tipologie di attività lavorative o commerciali...) e rende manifeste per contrasto le modificazioni intervenute da allora ad oggi.
La datazione riportata è quella dichiarata dal venditore. Non si può escludere che talvolta sia errata o imprecisa. Nelle cartoline viaggiate si può ricavare l'anno di circolazione dalle date apposte dai mittenti o dagli annulli postali. Più incerta rimane l'estrapolazione dell'anno di pubblicazione. Non sono infrequenti esemplari stampati molto antecedentemente che hanno viaggiato molti anni dopo.
Dagli anni Sessanta ...
Oderzo.it ha l'ambizione di diventare un riferimento per chi non si accontenta della pura cronaca su eventi, iniziative culturali, personaggi del territorio fra Piave e Livenza (merce comunque rara, se ben fatta...), ma ama approfondire le implicazioni storiche e culturali, linguistiche e simboliche, di ciò che caratterizza ed ha caratterizzato lungo il tempo la Terra dei tre fiumi (come l'ha chiamata qualcuno con allusiva e felice espressione alla più famosa delle Terre tra i fiumi, la "Mesopotamia" antica), senza trascurare le relazioni con la grande storia e con gli spazi-mondo.
Oderzo.it è un dominio web, tempestivamente registrato da un lungimirante amico di Oderzo agli albori di Internet, con l'intenzione di sottrarlo - data la perfetta semplicità della denominazione - ad usi banali o di parte e destinarlo ad un progetto di qualità comunicativa. Non so se attivandolo ora, dopo un ventennio d'attesa, sarò pari alle aspettative di quell'amico. Di sicuro gli devo un grazie grande come la storia delle nostre terre per aver concesso a me di usarlo e per aver avuto fiducia che sarà in buone mani.
[a. m.]
Mario Bernardi, La terra dei tre fiumi. Piave Monticano Livenza, Fotografie di Giuseppe Frigo e Paolo Spigariol, Canova, Treviso 2004
[a.m.] Un prezioso Catastico del 1765, steso da Iseppo Trevisi della Frattina, concernente il casato Foscarini Cornaro, nel quale sono censite numerose proprietà della zona, è stato presentato sabato 23 novembre 2019 a Oderzo durante il convegno molto partecipato "Le carte parlano: il Catastico Foscarini". L'opera, acquistata dall'avv. Pio Giabardo e donata all'Archivio del Duomo di Oderzo, è stata prontamente e meritoriamente digitalizzata da un gruppo di esperti perché possa essere entro breve facilmente accessibile agli studiosi e ad essa è stata dedicata una prima disamina da parte dei relatori nella serata di presentazione al pubblico.
Giarcarlo Bardini ha chiarito il lavoro e il ruolo dei periti pubblici agrimensori e l'evoluzione della loro professione. Maurizio Luceschi ha fornito la descrizione araldica della serie di stemmi della nobile famiglia Foscarini. Luciano Mingotto ha spiegato come dalla carta e dalle filigrane si possano ricavare le informazioni che portano a datare il documento, la provenienza della carta, il tipo e formato, il gestore/proprietario della cartiera, e come - nel caso del Catastico Foscarini - la provenienza della carta fosse trentina, dal Nord del Lago di Garda in territorio allora asburgico. Massimo Rossi ha rilevato, nello straordinario patrimonio di documenti di cui fa parte anche l'esemplare locale ("perticazioni e disegni", "estimi", "catastici", "terrilogi" e "cabrei"), la nuova necessità - a partire dal XVI secolo - da parte dei committenti di far "levare in pianta" i luoghi e i possedimenti terrieri pubblici e privati per poterli amministrare e attestarne la proprietà. Infine Marino Zorzi ha ripercorso l'apogeo e il crollo di un grande casato, i Foscarini dei Carmini, tra XVIII e XIX secolo.
Da oggi il catastico potrà rientrare in progetti di valorizzazione e studio più ampi ed approfonditi, per scandagliare la miniera delle informazioni economiche, sociali, topografiche e toponomastiche che contiene ed offrire parametri di confronto e di controllo sulla storia del nostro territorio.
I Prà dei Gai sono una vasta area di circa 340 ettari che si estende sulle sponde destra e sinistra della Livenza, subito a valle della confluenza con il canale Resteggia. Appartiene amministrativamente ai comuni di Mansuè, Portobuffolè e Gorgo al Monticano nella provincia di Treviso (destra Livenza); l’oasi naturalistica si estende anche nel comune di Prata, in provincia di Pordenone (sinistra Livenza).
Si tratta di un ambiente rurale di notevole pregio, dal momento che gran parte della superficie del sito è adibita al pascolo, con la conseguente presenza di prati stabili di ampie estensioni, che prevalgono sulle tradizionali colture seminative. L’area in esame è coltivata con prati stabili, colture erbacee, vigneti e pioppeti. Lungo le sponde della Livenza e della rete idrica minore che scorre all’interno del Prà dei gai, la vegetazione ripariale è invece molto scarsa, a causa delle pressioni antropiche.
Il pregio è anche dovuto alla ricca fertilità dei prati legata alle frequenti esondazioni del Livenza, che definiscono un ecosistema unico nel suo genere per il Veneto orientale: un ecosistema e un paesaggio che durano da secoli. L’area in questione, infatti, funge da naturale cassa di espansione durante gli eventi di piena del fiume.
Quando non è sommerso dall’acqua, è un importante luogo di alimentazione e riproduzione per l’avifauna. Durante i periodi migratori, riveste notevole importanza come luogo di passo o di svernamento per numerose specie di uccelli, alcune anche rare. [...]
Nella parte centrale dell’area, in prossimità del Rasego (comune di Mansuè), si possono notare alcune caratteristiche “mutere”, cioè alture di terreno di riporto, dette anche “Castellir”. Nelle vicinanze del ponte sul Rasego, sulla SP Oderzo - Pordenone, una storica “mutera” è facilmente identificabile grazie a una grande pianta autoctona (una quercia) posta al centro dello stesso rilevato, con funzioni legate alla cultura contadina.
Il Prà dei Gai è attraversato da nord ovest a sud est dal corso del Rasego, un segmento fluviale di risorgiva che ha origine nelle campagne intorno a Fontanelle e confluisce nella Livenza nei pressi del Castellir. La valenza ambientale del sito è sicuramente legata anche al corso della Livenza, che in questo settore della sua asta disegna dei suggestivi meandri e si snoda nel territorio rurale affiancato da una fitta concentrazione arborea e arbustiva riparia, che contribuisce a dar vita a un pregevole corridoio fluviale.
Molto interessante è anche la viabilità locale, costituita da alcune strade sterrate vicinali che si inoltrano all’interno del Prà dei Gai, dove si incontrano diversi esemplari arborei anche di grandi dimensioni, tra cui ontani, salici e carpini, oltre ai pioppi organizzati in filari o in piccoli appezzamenti boschivi. È necessario infine citare come “luogo di valore” la confluenza del Rasego nella Livenza, situata in corrispondenza di una grande ansa “a gomito” del fiume principale, osservabile da un buon punto panoramico rappresentato dallo stesso ponte di attraversamento del Rasego (peraltro non in buone condizioni di sicurezza).[...]. Da: Francesco Vallerami, Prà dei Gai, in Per borghi e campagne. Recupero della Qualità del Patrimonio Rurale, Parte I, Paesaggi rurali e fluviali, pp. 90-99 (Cfr. Documentaxione)
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